Il bilancio ESG è obbligatorio per un numero sempre maggiore di aziende. Si tratta di una rendicontazione da parte dell’impresa, che tramite questo documento comunica le proprie prestazioni ESG. In questo modo gli stakeholders hanno la possibilità di conoscere il rendimento dell’organizzazione nei tre ambiti di riferimento per questo acronimo:
- Environmental (ambientale), ovvero l’impatto che il business ha sull’ambiente.
- Social (sociale), ovvero come l’impresa si relaziona con la società che la circonda.
- Governance (gestione), ovvero come l’azienda è organizzata ai vari livelli e la condotta di Business.
Cos’è il bilancio di sostenibilità ESG e come viene redatto
Nel bilancio di sostenibilità ESG devono essere inserite tutte le informazioni riguardanti l’impatto che l’azienda ha sull’ambiente e la società e per farlo occorre prendere in considerazione diversi parametri:
- Cambiamento climatico
- Inquinamento
- Acqua e risorse marine
- Biodiversità ed ecosistemi
- Uso delle risorse nella circular economy
- Forza lavoro propria
- Lavoratori nella value chain
- Comunità interessate
- Consumatori finali
- Condotta delle imprese
I parametri citati fanno riferimento agli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards), stilati dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory), un ente di natura tecnica, non politica, che si occupa dei principi contabili.
Le aziende obbligate a stilare il bilancio di sostenibilità ESG
L’introduzione della Direttiva 2014/95/UE, nota anche come Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (o NFRD, Non Financial Reporting Directive), ha richiesto ad alcune aziende di includere nei propri bilanci una serie di informazioni non finanziarie, legate soprattutto all’ambiente, al personale, alla diversità nei Consigli di Amministrazione, al rispetto dei diritti.
A partire dal 2017 le imprese coinvolte dalla normativa sono le aziende quotate, le banche, le assicurazioni e quelle realtà di interesse pubblico con più di 500 dipendenti o che abbiano superato, in alternativa, i 20 milioni di euro di stato patrimoniale o i 40 milioni di euro di ricavi netti.
Il 1° gennaio 2023 è stata introdotta, come evoluzione dell’NFRD, la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), che ha allargato l’ambito di applicazione ed ampliato la platea di aziende dell’Unione Europe, tenute a presentare il bilancio di sostenibilità.
Ora il report riguarda anche realtà con più di 250 dipendenti e un fatturato annuo superiore a 40 milioni di euro o un totale di bilancio superiore a 20 milioni di euro, tutte le aziende quotate nei mercati regolamentati dell’Unione Europea, imprese di Paesi extra-comunitari con un fatturato sostanziale all’interno dell’UE.
Nel report le imprese coinvolte sono chiamate ad inserire i propri obiettivi nel:
- Breve periodo: entro 12 mesi
- Medio periodo: fino a 5 anni
- Lungo periodo: oltre i 5 anni
L’intento è quello di coinvolgere gradualmente, nei prossimi anni. Tutte le organizzazioni nell’obbligo di rendicontazione di sostenibilità:
- Entro il 2025: società quotate con oltre 500 dipendenti, 20 milioni di euro di stato patrimoniale e 40 milioni di euro di ricavi netti.
- Entro il 2026: grandi società non quotate che soddisfino almeno due dei seguenti criteri: più di 250 dipendenti, 20 milioni di euro di stato patrimoniale o 40 milioni di euro di ricavi netti.
- Entro il 2027: PMI quotate
- Entro il 2029: imprese e filiali con capogruppo extra-UE, che generino oltre 150 milioni di ricavi netti.
Alle aziende, inoltre, è richiesto, sempre secondo la CSRD, di esporre nel proprio report di sostenibilità come contribuiscano al raggiungimento di almeno uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU e come esso sia compatibile con il proprio business.
Perché il bilancio ESG è importante e chi se ne occupa in azienda
L’obiettivo principale di un bilancio di sostenibilità è quello di aumentare il livello di trasparenza e responsabilità di un’azienda, consentendo agli stakeholder di un’organizzazione di valutare in maniera completa e intuitiva le prestazioni dell’impresa stessa. Vista l’importanza sempre più crescente della sostenibilità aziendale, molte organizzazioni si sono affidate a figure professionali specializzate in questo ambito e nello stilare un bilancio ESG.
La più ricercata è l’ESG Manager, ovvero un professionista che sviluppa strategie e procedimenti che abbiano ricadute ambientali, sociali e di governance in linea con i valori e la mission dell’organizzazione e che si occupi, al tempo stesso, della rendicontazione di tali attività aziendali.
Il suo compito principale è quello di integrare i fattori ambientali, sociali e di corporate governance nel processo decisionale, strutturando un percorso strategico caratterizzato da prassi virtuose (metodi produttivi rispettosi dell’ambiente, garanzia di condizioni di lavoro inclusive, adozione dei migliori standard di governo d’impresa).
In alternativa sono molto considerati anche il Corporate Social Responsibility Manager, l’analista di sostenibilità e l’HSE Manager. Per redigere il bilancio ESG non è obbligatorio avvalersi della collaborazione di uno di questi professionisti, ma la sua presenza nel team rappresenta una sicurezza aggiuntiva. Poter contare su un gestionale che raccolga i dati necessari è un validissimo aiuto e permette di seguire più facilmente le linee guida per l’elaborazione del report.
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