Buste paga 2024: di quanto aumentano e cosa cambia per le aziende 

La Manovra 2024 varata dal Governo si è concentrata anche sulle buste paga dei lavoratori, con l’intento di garantire più risorse economiche ai dipendenti in un periodo storico caratterizzato da un aumento costante dei prezzi e dalla diminuzione del potere d’acquisto.  

Il Governo ha espresso più volte la volontà di potenziare le misure già in atto per i cittadini con i redditi meno alti, ma la stagnazione dell’economia degli ultimi mesi ha obbligato ad escludere il taglio ulteriore che era stato ipotizzato. 

La Legge di Bilancio, ad ogni modo, ha dato particolare rilevanza alla riduzione del cuneo fiscale e ha infatti prorogato fino al 31 dicembre 2024 l’applicazione dell’esonero contributivo parziale maggiorato sulla quota dei contribuiti previdenziali a carico dei lavoratori subordinati. Contestualmente l’Esecutivo ha anche confermato il taglio dell’Irpef (sono state accorpate alcune aliquote e gli scaglioni sono stati ridotti da quattro a tre) e la rivalutazione degli importi previdenziali. 

Nei fatti si andrà ad aumentare il netto dei compensi dei lavoratori. Queste misure, che resteranno in vigore per i prossimi dodici mesi, interessano da vicino le aziende, che saranno chiamate a tenere in considerazione i nuovi provvedimenti quando elaboreranno i cedolini delle buste paga nel corso del prossimo anno. 

Valutazione performance dipendente
Valutazione performance dipendente

Riduzione del cuneo fiscale: cosa cambia in busta paga 

Confermato nella conferenza stampa di presentazione della Legge di Bilancio, il taglio del cuneo contributivo per i lavoratori con redditi inferiori, anche per il 2024, esclusa la tredicesima. Si ricorda che tale riduzione è iniziata nel 2022 ed è aumentata nel corso del 2023, fino al 6/7%. 

In fase di elaborazione dei payroll, le aziende dovranno applicare l’esonero contributivo parziale maggiorato sulla quota dei contribuiti previdenziali a carico dei lavoratori subordinati, almeno fino al 31 dicembre 2024. Questa riduzione può essere di due tipi*: 

  • 6% se la retribuzione annua imponibile riparametrata su base mensile non supera 2.692 euro. 
  • 7% se la retribuzione annua imponibile riparametrata su base mensile non supera 1.923 euro. 

* Va specificato che, da un punto di vista operativo, i limiti retributivi vanno valutati in ogni singolo mese dell’anno poiché possono oscillare per eventi indennizzati dall’INPS per cui in alcuni periodi il taglio contributivo può essere applicabile e in altri no. 

Le imprese pagheranno al lavatore lo stesso importo del recente passato, il salario più elevato è frutto della riduzione dei contributi che il dipendente è tenuto a versare e questo costo non grava sull’azienda. Va precisato che l’esonero non ha effetti sul rateo di tredicesima e si applica a tutti i rapporti di lavoro dipendente; confermato anche che questa diminuzione della contribuzione versata non avrà effetti sul calcolo pensioni, che resta a carico dello stato; i massimali di riferimento, inoltre, non vanno riproporzionati quando si ha a che fare con i casi di dipendenti assunti part-time o in presenza di una pluralità di rapporti di lavoro. 

Come la riduzione del cuneo fiscale incide nell’elaborazione dei payroll: un esempio 

Il netto in busta paga aumenterà per i lavoratori dipendenti con un reddito inferiore ai 35.000 euro in base ai due scaglioni definiti in precedenza. Lo stipendio sarà incrementato in media di circa 100 euro al mese, ma questo importo non è un costo aggiuntivo per l’azienda. Vediamo due diversi scenari. 

  1. A) Esonero contributivo: 0
  • Quota contribuzione a carico del dipendente: 9,19% 
  • Trattenuta contributiva c/dipendente: 193 euro 
  • Imponibile fiscale: 1.907 
  • Ritenute IRPEF e addizionali: 343 

Netto in busta: 1.564€/mese 

  1. B) Esonero contributivo: 6%
  • Quota contribuzione a carico del dipendente: 3,19% 
  • Trattenuta contributiva c/dipendente: 67 euro 
  • Imponibile fiscale: 2.033 
  • Ritenute IRPEF e addizionali: 400 
  • Netto in busta: 1.633 

Risparmio netto: 69€/mese 

Valutazione performance dipendente

Come cambiano le buste paga nel 2024? Attenzione alla riduzione IRPEF 

Nel 2024 entrerà in vigore una norma che prevede l’accorpamento delle aliquote IRPEF attualmente in vigore. In fase di elaborazione dei payroll bisognerà tenere conto dei nuovi scaglioni di reddito. 

  • Fino a 28.000 euro: aliquota IRPEF al 23%. 
  • Tra 28.001 e 50.000 euro: aliquota IRPEF al 35%. 
  • Oltre 50.001 euro: aliquota IRPEF al 43%. 

Questa rimodulazione porterà a un aumento in busta paga compreso tra 90 e 130 euro mensili, ma anche in questo caso l’incremento non grava sull’azienda. 

Altre misure previste per il 2024   

Le aziende potranno beneficiare di uno sconto fiscale sui premi di produttività: l’aliquota dell’imposta sostitutiva per questa voce in busta paga sarà ridotta al 5% per somme fino a 3.000 euro e per lavoratori con reddito fino a 80.000 euro annui. Prevista anche la detassazione dei beni e dei servizi concessi ai dipendenti: esenzione dei fringe benefit verrà portata a 1.000 euro per i lavoratori subordinati e a 2.000 euro per i genitori con figli fiscalmente a carico. 

Il tetto di esenzione è da applicarsi in misura intera a ciascun genitore, titolare di reddito di lavoro dipendente e/o assimilato, a patto che, come previsto dal TUIR: 

  • Il figlio sia fiscalmente a carico di entrambi i genitori; 
  • Ci si accordi per attribuire la detrazione per figli a carico per intero al genitore con il reddito più elevato. 

Sono considerati a carico i figli con reddito non superiore a 2.840,51 euro (al lordo degli oneri deducibili) o a 4.000 euro fino a 24 anni di età. 

Gi HR Services e i servizi di payroll outsourcing  

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